Artribune.it, La Russia, l’astrazione e l’Italia. L’omaggio di Mosca a Mikhail Kulakov
In collaborazione con l’ambasciata italiana e l’Istituto di cultura, l’esposizione allestita al Museum of Modern Art di Mosca raccoglie 50 opere e 27 disegni e si presenta come una riflessione su un periodo storico di slanci e ritirate, oltre che sul legame tra Mikhail Kulakov e l’Italia. Ne abbiamo parlato con la moglie, Marianna Molla Kulakova.
di Maria Pia Masella 04/05/2019
Com’era la vita negli anni del Thaw ‒ il disgelo ‒ per gli artisti che operavano tra Mosca e l’attuale San Pietroburgo?
Io per fortuna non l’ho vissuta; mio marito sì. Era un underground, un artista non ufficialmente riconosciuto perché faceva un’arte diversa da quella dettata dal regime. Gli artisti come lui esponevano in istituti scientifici, oppure in appartamenti privati. Era questa la loro vita. Comunicavano fra loro, ma non c’erano piattaforme per incontrarsi.
Io per fortuna non l’ho vissuta; mio marito sì. Era un underground, un artista non ufficialmente riconosciuto perché faceva un’arte diversa da quella dettata dal regime. Gli artisti come lui esponevano in istituti scientifici, oppure in appartamenti privati. Era questa la loro vita. Comunicavano fra loro, ma non c’erano piattaforme per incontrarsi.
Come sopravviveva e circolava l’arte non ufficiale se non c’erano possibilità di esporre in luoghi pubblici né di vendere per chi non fosse un Realista Socialista?
Gli anticonformisti in genere erano in contatto con le ambasciate americane che acquistavano l’arte non ufficiale molto di più di quella ufficiale. Anche il mondo della scienza era interessato. Kulakov era collezionato da Pyotr Kapitsa, premio Nobel per la fisica. Nel ‘64, con il poeta Sosnora sono andati ad Akademgorodok, la cittadella degli scienziati in Siberia. E l, Sosnora recitava le sue poesie e Kulakov ha dipinto i fiori della Siberia, poi venduti agli scienziati che stavano lì di casa.
Gli anticonformisti in genere erano in contatto con le ambasciate americane che acquistavano l’arte non ufficiale molto di più di quella ufficiale. Anche il mondo della scienza era interessato. Kulakov era collezionato da Pyotr Kapitsa, premio Nobel per la fisica. Nel ‘64, con il poeta Sosnora sono andati ad Akademgorodok, la cittadella degli scienziati in Siberia. E l, Sosnora recitava le sue poesie e Kulakov ha dipinto i fiori della Siberia, poi venduti agli scienziati che stavano lì di casa.
Rispetto agli anni precedenti, questo periodo ha comunque liberato i “non-conformisti” dalla minaccia dell’esilio e, in alcuni casi, dal rischio di essere deportati e sparire.
Sì, anche se gli arresti continuavano a esserci. Kulakov, che è nato e cresciuto a Mosca di fronte al Cremlino e andava alla Tretyakov già da bambino, è dovuto fuggire dalla sua città nel 1959, in seguito allo scandalo della sua mostra a casa del famoso storico dell’arte Ilia Zyrlin. Andò a Leningrado, dove fu accolto dall’Istituto di Teatro, Musica e Cinematografia di Nikolai Akimov. Si è laureato lì, in scenografia. In realtà si era innamorato di San Pietroburgo già prima della fuga, nel periodo in cui si avviava a una carriera diplomatica. Era stato ammesso a un istituto per diplomatici; l’opportunità era prestigiosa, importante. Se l’era conquistata senza aiuti esterni, ma dopo un viaggio a Leningrado piantò tutto. Ha preferito diventare un grande pittore. Chiaramente i genitori sono stati molto scontenti. Per fortuna non è diventato diplomatico: avrebbe potuto scoppiare una guerra!
Sì, anche se gli arresti continuavano a esserci. Kulakov, che è nato e cresciuto a Mosca di fronte al Cremlino e andava alla Tretyakov già da bambino, è dovuto fuggire dalla sua città nel 1959, in seguito allo scandalo della sua mostra a casa del famoso storico dell’arte Ilia Zyrlin. Andò a Leningrado, dove fu accolto dall’Istituto di Teatro, Musica e Cinematografia di Nikolai Akimov. Si è laureato lì, in scenografia. In realtà si era innamorato di San Pietroburgo già prima della fuga, nel periodo in cui si avviava a una carriera diplomatica. Era stato ammesso a un istituto per diplomatici; l’opportunità era prestigiosa, importante. Se l’era conquistata senza aiuti esterni, ma dopo un viaggio a Leningrado piantò tutto. Ha preferito diventare un grande pittore. Chiaramente i genitori sono stati molto scontenti. Per fortuna non è diventato diplomatico: avrebbe potuto scoppiare una guerra!
A San Pietroburgo, suo marito ha lavorato anche nell’ambito della scenografia teatrale?
Sì e no. Era legato a un famoso regista teatrale, Piotr Fomenko, suo vecchio compagno di banchi di scuola, mancato anche lui da qualche anno. Tutte le loro iniziative furono proibite. Soltanto con la perestroika Fomenko raggiunse la notorietà e aprì un suo teatro, “studio Fomenko”. Nel 1966, cinquantesimo anniversario del potere sovietico, mio marito curò la scenografia del Bagno di Majakovskij, con la regia di Valentin Pluchik, allievo di Majerhold, al Teatro della Commedia di Mosca, grazie all’intervento di Lilya Brik, musa e compagna di Majakovskij.
Sì e no. Era legato a un famoso regista teatrale, Piotr Fomenko, suo vecchio compagno di banchi di scuola, mancato anche lui da qualche anno. Tutte le loro iniziative furono proibite. Soltanto con la perestroika Fomenko raggiunse la notorietà e aprì un suo teatro, “studio Fomenko”. Nel 1966, cinquantesimo anniversario del potere sovietico, mio marito curò la scenografia del Bagno di Majakovskij, con la regia di Valentin Pluchik, allievo di Majerhold, al Teatro della Commedia di Mosca, grazie all’intervento di Lilya Brik, musa e compagna di Majakovskij.
Tra San Pietroburgo e Mosca, in un clima politico di licenze e divieti, Kulakov si è avvicinato all’Espressionismo astratto ed in particolare a Pollock. Com’è successo?
L’arte di Pollock l’ha conosciuta studiando i giornali internazionali. Non erano accessibili a tutti, ma lui andava nella Biblioteca Lenin e li consultava lì. In quanto a Pollock, riteneva che li avesse uniti la sensibilità a un linguaggio che era nell’aria. Diceva: “Le idee volano in giro” e per lui la sua astrazione avrebbe potuto nascere negli Stati Uniti come nell’Unione Sovietica. Poi un pochino forse si sarà ispirato. Ci sono delle scelte simili tra il modo di fare arte di Pollock e il suo.
L’arte di Pollock l’ha conosciuta studiando i giornali internazionali. Non erano accessibili a tutti, ma lui andava nella Biblioteca Lenin e li consultava lì. In quanto a Pollock, riteneva che li avesse uniti la sensibilità a un linguaggio che era nell’aria. Diceva: “Le idee volano in giro” e per lui la sua astrazione avrebbe potuto nascere negli Stati Uniti come nell’Unione Sovietica. Poi un pochino forse si sarà ispirato. Ci sono delle scelte simili tra il modo di fare arte di Pollock e il suo.
Secondo il critico Enrico Crispolti, la gestualità in Kulakov, pur avvicinandolo a Pollock, perché è gesto, appunto, e c’è un rapporto fisico con la tela, allo stesso tempo lo allontana dall’action painting. Il suo gesto, più che performance, è una ricerca, attraverso la tela, di una comunicazione con il cosmo. È d’accordo?
Sì, lui era per un gesto regolato, incanalato. Credeva in una libertà delle materie ri-organizzate. Pensava la tela, la studiava e poi le dava vita. Ci sono anche delle riprese su come lavorava a terra proiettate alla mostra. Il suo era un “gesto” prima meditato e poi eseguito.
Sì, lui era per un gesto regolato, incanalato. Credeva in una libertà delle materie ri-organizzate. Pensava la tela, la studiava e poi le dava vita. Ci sono anche delle riprese su come lavorava a terra proiettate alla mostra. Il suo era un “gesto” prima meditato e poi eseguito.
Suo marito resta fedele all’astrazione nonostante tutto cambi intorno a lui. All’esterno le avanguardie, nel privato il trasferimento in Italia. Come mai? E come è riuscito ad arrivare in Italia?
Io e Misa ci siamo conosciuti nel ’71 a Mosca e ci siamo innamorati. Entrambi avevamo famiglia e le abbiamo lasciate. Avevo un lavoro a Mosca in una casa editrice che pubblicava testi di propaganda in lingue straniere. L’avevo avuto tramite Renato Guttuso, un amico, che aveva anche tentato di invitare Kulakov in Italia, ma non gliel’hanno permesso. Poi ci siamo sposati nel ‘75 e nel ‘76, grazie a una conferenza internazionale in Finlandia per la riunione delle famiglie, a me e Kukakov fu concesso di trasferirci in Italia pur mantenendo la cittadinanza sovietica. Così siamo partiti per Roma perché, oltre all’amore per me, Misa amava l’arte italiana che aveva studiato da bambino. Siamo arrivati a Roma il 21 aprile’76, il giorno del Natale romano…
Io e Misa ci siamo conosciuti nel ’71 a Mosca e ci siamo innamorati. Entrambi avevamo famiglia e le abbiamo lasciate. Avevo un lavoro a Mosca in una casa editrice che pubblicava testi di propaganda in lingue straniere. L’avevo avuto tramite Renato Guttuso, un amico, che aveva anche tentato di invitare Kulakov in Italia, ma non gliel’hanno permesso. Poi ci siamo sposati nel ‘75 e nel ‘76, grazie a una conferenza internazionale in Finlandia per la riunione delle famiglie, a me e Kukakov fu concesso di trasferirci in Italia pur mantenendo la cittadinanza sovietica. Così siamo partiti per Roma perché, oltre all’amore per me, Misa amava l’arte italiana che aveva studiato da bambino. Siamo arrivati a Roma il 21 aprile’76, il giorno del Natale romano…
Com’era la quotidianità in Italia?
Kulakov esponeva in gallerie, librerie. Era seguito da Crispolti. Piero Dorazio l’ha coinvolto in alcune commissioni tra cui il mosaico alla fermata della metro Anagnina. All’epoca la critica era piuttosto comunista e quindi il fatto che lui fosse uscito dall’Unione Sovietica non gli faceva onore.
Kulakov esponeva in gallerie, librerie. Era seguito da Crispolti. Piero Dorazio l’ha coinvolto in alcune commissioni tra cui il mosaico alla fermata della metro Anagnina. All’epoca la critica era piuttosto comunista e quindi il fatto che lui fosse uscito dall’Unione Sovietica non gli faceva onore.
In più nell’aria c’erano l’Arte Povera, il minimalismo, un ritorno alla figurazione. L’astrazione era un po’ controcorrente…
Era già passata.
Era già passata.
Nel saggio Still Soviet, Becoming Art, per la mostra Glasnots Sovient Non Conformist Art che si è tenuta a Londra nel 2010, Ekaterina Degov scrive che “fare arte” nel periodo del disgelo in Russia era un “affare privato”; le opere erano destinate alla famiglia, agli amici, alla cricca di artisti che si frequentava. L’attività creativa veniva vista come un passatempo da “dilettanti”. È così?
I non conformisti erano visti come dei nullafacenti e certamente non erano acquistati dallo Stato che ordinava opere importanti e pagava, ma soltanto gli artisti in linea con il regime. Poi ci sono artisti che lavorano e cercano anche di promuoversi e altri che non lo sanno fare. Kulakov era uno di quelli. Sono sempre stata io, nei margini di tempo, a darmi da fare in questo senso.
I non conformisti erano visti come dei nullafacenti e certamente non erano acquistati dallo Stato che ordinava opere importanti e pagava, ma soltanto gli artisti in linea con il regime. Poi ci sono artisti che lavorano e cercano anche di promuoversi e altri che non lo sanno fare. Kulakov era uno di quelli. Sono sempre stata io, nei margini di tempo, a darmi da fare in questo senso.
È possibile, secondo lei, interpretare la riservatezza di Kulakov, la sua tendenza a raccogliersi nel privato anche in Italia (dopo un esordio promettente come la partecipazione alla Biennale del ’77) come un imprinting degli anni del Thaw?
È possibile. Voleva i suoi spazi. Gli piaceva il suo studio qui in Umbria, la campagna. Amava i colori, la natura, gli ulivi. Si teneva lontano dalla politica. Ed è rimasto un po’ fuori dai network anche per delle coincidenze. Quando c’è stata la famosa asta di Sotheby’s dell’’88 sull’arte dei non conformisti, era già partito dalla Russia.
È possibile. Voleva i suoi spazi. Gli piaceva il suo studio qui in Umbria, la campagna. Amava i colori, la natura, gli ulivi. Si teneva lontano dalla politica. Ed è rimasto un po’ fuori dai network anche per delle coincidenze. Quando c’è stata la famosa asta di Sotheby’s dell’’88 sull’arte dei non conformisti, era già partito dalla Russia.
Uno degli obiettivi della mostra è quello di riscattare gli artisti del “disgelo” dall’invisibilità in cui la critica e la stampa li hanno mantenuti. Siamo ancora in tempo?
Non saprei. Non so se il curatore riuscirà nel suo intento. Anche in Russia Kulakov è conosciuto più dai collezionisti che dal grande pubblico.
Non saprei. Non so se il curatore riuscirà nel suo intento. Anche in Russia Kulakov è conosciuto più dai collezionisti che dal grande pubblico.
Moscow will this month honour Mikhail Koulakov, one of the fathers of Russian abstraction who, like so many Soviet artists, had to leave his homeland in order to be able to develop his art. The Moscow Museum of Modern Art will on April 23 unveil the artist’s first a large-scale retrospective show since he died in Italy four years ago, aged 82.
The exhibition will be dedicated to the late Soviet leader Nikita Khrushchev’s “Thaw,” which ended the terrors of Stalinism after the dictator’s death in 1953. Koulakov was one of the first artists to revive contemporary art and defy the restrictions of Socialist Realism, the imperial language of art developed under Stalin understandable to the widest possible audience.
Such a revival was possible because of the much freer atmosphere that ensued after Stalin died. In October 1956, the impossible happened. A Picasso exhibition was held at Moscow’s Pushkin Museum of Fine Art. Of course, the fact that Picasso was a member of the Communist Party certainly helped.
In 1957, Finnish artist Lars Gunnar Nordstrom (1924-2014) exhibited his geometric paintings in Moscow in honour of Kazimir Malevich (1878-1935), an artist whose works had long been relegated to Soviet museum vaults for ideological reasons. That homage was part of a World Festival of Youth and Students, whose foreign participants brought abstract art to the Soviet Union. But even though abstract art could now be viewed in Moscow and St. Petersburg, it was not necessarily accepted by the authorities. The Soviet press remained unrelenting in its criticism of this kind of art, and continued to present it as proof of the West’s “decay.”
The forthcoming exhibition’s curator, Andrei Erofeev, describes Koulakov as an artist who was trying to overcome the country’s dramatic history and the first to try to start a new life from scratch. “It is free of the local or ideological,” he told Russian Art Focus.
Koulakov was not just one of the first to experiment with abstraction. In 1959, he also created an art show in the former home of the great Russian bass Feodor Chaliapin (1873-1938). It became the first Soviet "happening," and was also one of the first exhibitions of Soviet contemporary art not to take place in secret within the walls of an artist's home.
In 1959, on the day that a major exhibition of American artists opened in Moscow, including works by Jackson Pollock (1912-1956), Mark Rothko (1903-1970) and Willem de Kooning (1904-1997), the Soviet press unleashed a diatribe against Koulakov, describing him as a “parasite,” “bully,” “drunkard” and “libertine.” In Soviet times, such criticism often foreshadowed prison or exile. Koulakov fled to Leningrad and went into hiding with the help of friends.
In 1976, Koulakov married Marianna Molla, an Italian citizen, and left the Soviet Union with her to settle in Italy. Throughout his entire career, before and after his emigration, Koulakov worked with almost all types of abstraction. Starting from abstract expressionism and tachism, he went through art informel and lyrical abstraction, ultimately arriving at a new sacred art and cosmogony, free of boundaries for the artist.
Artinvestment.ru, Mikhail Kulakov. "The flood of the milky way" in the Tretyakov gallery
In the halls of the Tretyakov gallery in Krymsky Val has opened the exhibition dedicated to the 75-летию Mikhail Kulakov — artist of the "second avant-garde" and one of the pioneers of postwar abstraction Russian. The exhibition includes paintings and drawings 1960-2007 years
Tretyakov Gallery continues the cycle of exhibitions devoted to artists «second avant-garde», now living in exile. This range is owned and Mikhail Kulakov (born 1933) - one of the pioneers of postwar abstraction Russian. Over thirty years ago, he moved to Italy to protest against the ban display abstract works on professional stages. The exhibition in the Tretyakov Gallery is dedicated to the 75 th anniversary of the artist.
Michael Kulakov continues the tradition of art non-incorporated Russian avant-garde artists. After you sign in late 1950 on Wednesday in Moscow and Leningrad nonconformists, Mikhail Kulakov was in the middle of the first public scandals related to abstract art. He is one of the few representatives of abstraction period «Thaw», remaining true to yourself. For half Kulakov develop this area by voicing their interest in rethinking the classics of modernism. Difficult to deny the influence and ideas of abstract expressionism in the creative evolution Kulakova. He is experimenting with technique and color, building their canvases for color contrasts, holds risky experiments in painting techniques and composition, aims to enrich the language bespredmetnichestva anthropomorphic elements. The key to the painter finds himself addressing the interaction of color, shape, sound, space and movement.
Zamoskvorechie native of Moscow, Mikhail Kulakov had received training in Leningrad. However, the way his art was not straight and smooth. In 1951, he entered the Moscow Institute of International Relations, who two years later dropped out, увлекшись finding himself as an artist. According to him, your own handwriting, he found already by 1957. In 1962, Kulakov graduated from the Leningrad Institute of Theater, Music and Cinema, where he studied at the faculty in a workshop production of famous scenographer Nikolai Pavlovich Akimov . Working in the field of theater and art and design book graphics, Kulakov parallel sessions continued painting. His abstract works, he showed, in addition to the legendary apartment exhibitions, technical institutes, such as the Institute for Physical Problems.
Well-known among the underground, a member union of graphs of Leningrad, Kulakov hardly experienced the rejection of his formal art institutions. In 1976 he moved to Italy, where he still lives in Umbria, «in seclusion Taganrog». He is a painter, creating abstract and figurative works on biblical subjects, and contemporary directions in art - installation, performance, actively exposed. In the West, work Kulakova adopted and private galleries and public museums. Since 1984, Kulakov - Distinguished Member of the Academy of Fine Arts it. Pietro Vanuchchi city of Perugia, in 1993 he was awarded the Italian Prize Sulmona, in 2003 - Gold Medal XXVII International Award «Migration».
Living abroad, the artist insists on returning to the domestic arts and the onset of perestroika began to participate in exhibitions in the USSR and then Russia: the Soviet Cultural Foundation (Moscow, 1989), in the Arsenale (Riga, 1990) in Leningrad Manezh, where the exhibition was the most ambitious. In 1993, the work of Italian Kulakova period were displayed on a personal exhibition at the State Museum of Fine Arts. Alexander Pushkin. Works by the artist are kept in the collections of the Tretyakov Gallery, Russian Museum, Pushkin Museum to them. Alexander Pushkin, in a number of museums and private collections in Russia, Italy and the United States, Canada, Germany.
First to M. Kulakova retrospective at the Tretyakov Gallery, timed to coincide with the anniversary of the artist, done in one year with a personal demonstration at the National Museum «Palazzo Venezia» in Rome. In the hometown of artist shows nearly seventy works in the collection of the author's collection and the State Tretyakov Gallery in Moscow private collections. Created, both in Russia and in exile for nearly fifty years, from 1960 till 2008, many works exhibited for the first time.
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